"Molte madri soffrono quando ricominciano a lavorare. La nostra società interpreta questo malessere come "sentirsi colpevole", stato d'animo che, però, non dipende dai geni, ma è solo l'interpretazione culturale di un fenomeno soggiacente. Questa colpa conviene a qualcuno. Una madre che interpretasse questo malessere non come una colpa, ma come rabbia e indignazione di fronte alla disumanità del nostro sistema di lavoro o di fronte all'insufficienza del nostro permesso per maternità (...), risulterebbe fastidiosamente sovversiva."
Bésame mucho, Carlos Gonzàles
Insomma, fuori c'è il sole e io sono qui che "perdo tempo". Oliva vorrebbe essere portata fuori e avrei anche altre commissioni da abbinare alla passeggiata con la mia quadrupede preferita (un giro al mercato, restituire i libri in biblioteca, fare un po' di spesa...). Ma sono qui, nonostante la primavera incalzante, bloccata nel mio pigiama con questi pensieri che mi frullano in testa.
E poi ne sarò veramente capace? non solo di conciliare lavoro e ruolo di super mamma, ma anche di tornare al lavoro. Di essere brava, insomma.
Ascoltare Rino Gaetano mi culla dolcemente in questo pensare. "mentre io aspettavo TEEEE"
E poi la maternità mi ha fatto riscoprire il mio corpo, questo nuovo ruolo molto animale, molto ancestrale, molto istintivo. Tutte sorprese bellissime. Non vorrei corrompere la mia animalità con un'immersione troppo profonda nella modernità, nello sfrenato correre. Che tanto lo fanno tutti! che la vita è così che ci vuoi fare? Che l'importante è la qualità del tempo che passi coi tuoi figli, non la quantità... Si, ma voi siete voi e solo noi siamo noi!!!
Insomma. Ce la faremo, lo sento. Ma intanto penso e ...porto fuori il cane.